Vi racconto i miei tre parti: prima, durante e dopo.

Sono una di quelle persone che preferisce di gran lunga essere dentro una sala parto piuttosto che dal dentista, per dire. Quindi prima di incominciare questo post, sappiate che, fortunatamente ho avuto 3 parti fisiologici in cui tutto è andato come doveva andare, per il verso giusto.

Ricordiamoci che ogni (futura) mamma è a sé, così come la gravidanza e anche il parto. Detto questo, ciò che è valso per me, magari non è la stessa cosa per voi che state leggendo o non sarà uguale a chi sta per affrontare il parto.

Non è stato uguale nemmeno per me. I miei tre parti sono stati assolutamente diversi tra loro, per durata, intensità e “modalità”.

Quindi ogni parto è differente, ed io lo posso affermare, nonostante ogni volta pensassi che fosse come quella precedente. Della prima, per esempio, avevo una paura fottuta. Paura dell’ignoto, di quello che non si conosce. Di come avrei affrontato il dolore, la stanchezza, l’emozione, l’adrenalina e soprattutto dove avrei trovato le forze per farcela. Invece dopo tre parti ho capito che la forza la trovi sempre. È qualcosa di innato.

Il mio primo parto: Allegra 3/7/12, 17 kg presi, 23 anni e tanta incoscienza.

Ecco, è sicuramente l’incoscienza che mi ha salvata per affrontare una gravidanza a 22 anni. Quel vivere così leggero, che a volte non ci pensi. Non pensi alle cose brutte, non pensi che qualcosa possa andare storto. Sei solo invasa da cose belle, dal profumo di vaniglia e dalla nitidezza dell’azzurro del mare. L’amore per il mio compagno che non mi ha mai mollato la mano quando decidemmo di fare quel salto nel vuoto. In quella serata tiepida del 31 Ottobre 2011, che non era una scherzetto, ma un dolcetto che già cresceva dentro di me.

La sera prima di partorire ho mangiato la pizza. C’era la luna piena. Dormivamo a casa dei miei sul divano, perché da noi stavano montando l’armadio murato. Io, per la verità, non ho dormito nulla. Piccole contrazioni arrivavano puntuali prima ogni mezz’ora, poi ogni 20 minuti, poi 10 e poi 5. Così si sono fatte 10 del mattino.

Martino era in mezzo al mare (tanto per cambiare) ma per fortuna risponde al telefono. Nel tragitto da casa all’ospedale fa passare ogni singolo pedone sulle strisce, mentre io imprecavo. Faceva caldo e c’era un sole meraviglioso, tutti erano al mare ed io stavo andando a conoscere la mia perla. Ovviamente ero dilata pochissimo, ma di comune accordo decidiamo di stare li. Ora si che avevamo paura.

Resisto e tra un urlo e l’altro, bevo qualche bibita fresca e mangio cracker (troppo) salati. Entro in vasca e maledico tutti quelli che sono intorno a me e soprattutto chi mi ci ha fatto entrare. Esco dicendo che è stato bello, ma io ora me ne vado a casa. Così mi rompono il sacco e vi giuro che la rottura delle acque è una delle sensazioni più sgradevoli che esistano.

Dopo che i miei urli arrivano fino in sala d’aspetto, lo zio di Martino (che è anestesista) decide di smetterla con queste scene da circo e mi droga. Faccio l’analgesia e dormo più di un’ora, recuperando tutte le energie necessarie per affrontare il parto, che sarebbe avvenuto di li a poco. Infatti quando mi sveglio dico che devo fare la cacca. Invece dovevo iniziare a spingere.

È così che alle 22.43 nasce Allegra, dopo 15 minuti di spinte e 12 ore di travaglio. Era la cosa più perfetta che i miei occhi potessero mai vedere. Il suo odore ancora lo conservo gelosamente. Allegra 3 Luglio 2012, 3,270 kg, 50 cm.

Il mio secondo parto: Orlando 20/12/14, 26 anni, 11 kg presi e un po’ d’ansia.

Ansia perché sapevo a cosa andavo incontro, sentivo addosso ancora l’immenso sforzo fisico fatto per la prima. Il corpo che si trasforma e tu che rimani a guardarlo perché tanto non ci puoi fare nulla. Dicembre e io vestito di leggings e maglie larghe, giacche oversize e capelli biondi lunghissimi. Vicino a me sempre la mia dolce Ally. Avevo timore. Per lei, che non sarebbe più stata sola, che avrebbe dovuto cedere un po’ del suo spazio a questo nuovo fratellino. Avevo timore per me, sarei stata brava a moltiplicare questo amore?

La sera prima di partorire ho mangiato la pizza. C’era la luna piena. Martino era fuori con i suoi amici, io a cena con i miei genitori. La pancia mi si abbassa a vista d’occhio e mia mamma cerca di nascondere un sorriso, ma non riesce a trattenere del tutto la sua emozione. Corriamo a casa perché io non riesco più a stare ferma su quella sedia troppo dura.

Tengo sotto controllo le contrazioni tramite la app (nel frattempo mi sono evoluta in digitale) quando si fanno le 23.30 decidiamo di andare. Martino era ubriaco. Rideva e io cercavo di respirare tra una risata e l’altra. Ma arrivo in ostetricia che non mi reggo quasi in piedi. Mi visitano e ci lasciano la scelta se stare o andare a casa perché guarda un po’ non ero dilatata abbastanza. Io memore del primo parto decido di tornare a casa. il travaglio praticamente si ferma, io dormo tre ore secche e mi sveglio con quella sensazione disgustosa tra le gambe: il sacco si é rotto e partono di nuovo le contrazioni.

Sono le 3 di notte quando torniamo di nuovo all’ospedale. La vasca, dico subito, non la voglio nemmeno vedere on cartolina. fatemi subito una bella puntura e che nessuno rompa il cazzo. Lo zio di Martino ancora una volta mi droga. Questa volta però non dormo, mi riposo e basta. Mi sento più energica, meno stanca e voglio solo conoscere il mio secondo pezzettino di cuore.

Alle 5.21 nasce Orlando 3 ore di travaglio e 3 minuti di spinte. In un silenzio che non faceva paura, di luci soffuse e di finestre socchiuse, che di li a poco avrebbero fatto entrare l’alba più bella che possa ricordare. Non dimenticherò mai quei toni di rosso e arancione. Da quel giorno di Dicembre tutte le albe sono per te amore mio. Orlando, 20 Dicembre 2014, 3,700 kg, 51 cm.

Il mio terzo parto: Agata 3/3/18, 8 kg presi, 29 anni e totale consapevolezza.

A quasi 30 anni o ce l’hai oppure non ce l’avrai mai. La consapevolezza. Di tutto, di ogni cosa. Avevo anche paura. Mi sentivo una persona totalmente diversa da quella di 5 anni (e mezzo) prima. E lo ero. Avrei voluto essere ancora una volta spensierata. Il tempo di cambia, ti rende più forte e disillusa insieme. Il tempo ti tira sempre colpi troppi bassi, devi essere bravo a difenderti. Ma io ancora una volta ero forte, forte quanto basta per conoscere la mia ultima meraviglia.

La sera prima di partorire ho mangiato la pizza. C’era la luna piena. La neve ancora bianca fuori dalla finestra. Questa volta Martino era con me. Eravamo tutti e 4 insieme. Passo una notte tutto sommato tranquilla, quando alle 5 mi sveglio, mi sento strana e le contrazioni via via si fanno più regolari. Memore del parto flash di Orlando decidiamo di precipitarci in ospedale, con l’ansia di rischiare di partorire nel parcheggio.

Figurati al terzo parto lo sparerai fuori come niente! E invece no. Per ben due volte il travaglio si blocca e io non volevo crederci. Però ero dilata di 4 cm, ma più di così nulla. Passiamo la mattinata a farci foto, time lapse e ad aggiornare i nostri amici su whatsapp. Ridevamo e a volte non ci pensavamo più che dovevamo partorire. Lo zio nel frattempo è andato in pensione e qui nessuno vuole farmi la puntura.

Insulto la tirocinante che mi buca 800 vene prima di mettermi l’ago canula. Come poi ho insultato l’ostetrica che mi ha cucita. Il pensiero ancora adesso mi rende nervosa. E ad oggi non capisco come mai mentre era li in mezzo alle mie gambe non le abbia tirato un calcio nella faccia. Era proprio alla giusta altezza.

Non si contano le volte che ho fatto la pipì, le volte che mi sono alzata dal letto, le volte in cui mi sono seduta, quelle in cui camminavo ma il ventre mi faceva male. Chiedevo l’analgesia ma nulla, sembrava stessi chiedendo una dose di cocaina e 1.000.000 di dollari. Così partorisco senza anestetico. Ed è stato strano, stranissimo. Ho sentito tutto ancora di più. All’ennesima potenza. E malgrado il dolore ero concentrata a godermi ogni istante, quei secondi, che sarebbero stati sempre meno, che mi separavano dalla mia terza bambina.

Agata arriva alle 17.30 dopo 12 ore di travaglio e 15 minuti di spinte. Esattamente come per il mio primo parto. Agata nasce il 3 come Allegra e nasce di sabato come Orlando. Agata è la sintesi perfetta dei suoi fratelli, per l’amore e per la forma. Agata 3 Marzo 2018, 3,650 kg, 50 cm. 

Ogni volta che mangio la pizza e so che in cielo brilla la luna piena, sorrido e ripenso ad ogni mio singolo parto.

MAMMA GLAMOUR