Perché voglio che la scuola riapra il 18 Maggio.

Voglio che la scuola riapra perché voglio che mio figlio di 5 anni, al suo ultimo anno di scuola materna, si possa vivere gli ultimi momenti di gioco con i compagni, prima che per lui suoni la campanella del primo giorno di scuola, a settembre 2020. Che possa seguire l’insegnamento finale delle sue dolci maestre. Perché voglio che faccia festa alla sua ultima recita di fine anno. Voglio applaudirlo mentre mi emoziono per un altro traguardo segnato insieme.

Voglio che la scuola riapra e sentire mio figlio che alla mattina mi dice – Mamma mi accompagni tu oggi all’asilo così facciamo la gara a chi arriva prima alla porta? Voglio vedere la sua faccia addormentata che mi saluta dalla finestra, con la manina cicciotta appiccicata al vetro. E io che faccio fatica ad andarmene via perché un pezzo del mio cuore rimane li con lui. E ogni santa volta, da 3 anni a questa parte, una lacrima è sempre scesa. Sempre.

Voglio che la scuola riapra perché i bambini ne hanno bisogno.

Perché è finito il tempo del che bello non si va a scuola. Perché oggi i miei figli mi chiedono quando potranno tornare tra i banchi, quando potranno indossare le scarpe nuove, mostrare ai compagni l’ultimo dente caduto, e quelli che nel frattempo sono cresciuti. Perché è giusto che sia così, cazzo.

Perché questo virus li sta segnando nel profondo, e loro non mi chiedono nemmeno più di uscire. Lo sanno e basta. Guardano la TV e se vedono il pubblico mi chiedono perché ci sia così tanta gente vicina. Gliel’ho spiegato una sola volta, ora sono loro che dicono a me – Mamma qui era prima del Coronavirus.

Loro che vivono di abbracci, che sono così prossemici, che non sanno cosa siano le distanze personali. Che tendono la mano all’altro, che si scambiano il bicchiere a mensa, che dividono la merenda all’intervallo, che si attaccano i pidocchi e che si scambiano le calze dopo l’ora di ginnastica. Perché quelle della compagna sono più belle.

Sono loro – i bambini. Che gli basta star vicini per sentirsi meno soli.

Voglio che la scuola riapra il 18 maggio perché il 10 giugno voglio andare a prendere mia figlia all’uscita e portarla A SPIAGGIA per festeggiare la fine della seconda elementare. A te amore mio che ti pesa tanto lavorare da casa eppure sei così brava. Sono io che non sono granché come maestra. Perché non è giusta questa situazione, ma noi ce la stiamo mettendo tutta.

Non esiste più l’esaurimento per le mamme e la noia per i bambini. Abbiamo imparato a vivere questa quarantena in resilienza, e voi bambini miei, ogni giorno, mi insegnate qualcosa. Per esempio quanto sia bello aver visto i boccioli farsi largo sui rami nudi, sbocciare piano e ora vedere le prime foglie verdi diventare sempre più grandi.

Presto gli alberi di fronte a casa saranno ricoperti di foglie spesse e folte, di quel verde accesso che sembrano un pastello, per filtrare il sole. E questo vuol dire una sola cosa; significa che la primavera è al suo apice, e noi l’abbiamo osservata mentre si prendeva tutto il suo meritato spazio. Abbiamo sentito gli uccellini cantare dalle finestre socchiuse e ci siamo crogiolati al sole caldo che picchiava sul nostro terrazzo mentre disegnavamo arcobaleni sulla lavagna.

Ma l’estate arriverà, e noi torneremo al mare, a gridare, a nuotare.

Torneremo e basta.

MAMMAGLAMOUR